La valorizzazione di questo know how, i percorsi per apprenderlo e gli standard richiesti dal mercato del lusso sono solo alcuni dei temi discussi durante il dibattito, che ha visto confrontarsi Federica Rossi, Curatrice del Museo della Calzatura di Villa Foscarini, Maria Canella, docente all’Istituto Moda e Design Raffles, Stefania Ricci, direttrice del Museo e Archivio Ferragamo, e Serena Musolesi, direttrice del Cercal–Centro Ricerca e Scuola Internazionale Calzaturiera.
La moderatrice Claudia D’Angelo, responsabile degli Archivi di Fondazione Fashion Research Italy, ha introdotto i lavori ringraziando i partner patrocinatori, Museimpresa ed European Fashion Heritage Association, e motivando il topic dell’incontro: «In questi anni sono sempre stati attenzionati maggiormente gli archivi dell’abbigliamento e meno quelli degli accessori – ha esordito -. Abbiamo dunque voluto approfondire come anche questo settore ogni giorno rinasca proprio dal suo heritage».
Stefania Ricci ha preso la parola raccontando le origini del Museo Ferragamo e della prima mostra realizzata a palazzo Strozzi a Firenze nel 1985, per poi descrivere la nascita del museo, che gestisce dal 1995: un excursus per sottolineare com’è cambiato l’approccio del mondo della moda al patrimonio archivistico.
A seguire Federica Rossi, curatrice del Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi, ha portato sul palco l’approccio francese al know how calzaturiero italiano, valorizzato in questa istituzione da parte del gruppo Lvmh, che ricostruisce plasticamente la storia dei modelli e delle collaborazioni di Rossimoda con il mondo della creatività.
In collegamento da remoto Maria Canella, direttrice dell’Accademica di Raffles Milano Moda e Design, ha portato l’esempio dell’archivio di Andrea Pfister, uno dei molti conosciuti nel corso della sua carriera da studiosa: un modello archivistico per le sterminate tipologie di calzature conservate.
Ha concluso gli interventi Serena Musolesi, responsabile di Cercal School, che ha approfondito le dinamiche del lavoro nel territorio dei giovani e dei futuri professionisti del settore, tra laboratorio e nuove tecnologie, raccontando come negli ultimi anni la scuola abbia intensificato la collaborazione con le aziende, coinvolgendole direttamente nel processo di formazione con riscontri positivi da parte degli studenti e un arricchimento rispetto alle aspettative e agli standard di competenza richiesti dal settore calzaturiero del lusso.
L’appuntamento bolognese si è inserito nel contesto della XXII Settimana della Cultura d’Impresa, una rassegna di eventi promossa da Confindustria e Museimpresa dal 6 al 20 novembre, focalizzata sugli aspetti identitari in grado di rendere un’impresa consapevole, nei processi produttivi e nelle relazioni sia con la filiera che con il territorio.
Fondazione Fashion Research Italy – che per la prima volta ha aderito all’iniziativa, dopo essere entrata l’anno scorso a far parte di Museimpresa – ha organizzato in questa occasione anche un doppio Grand Tour nel suo ricchissimo archivio: due aperture straordinarie, l’8 e il 9 novembre scorsi, con ingresso aperto eccezionalmente anche ai non addetti ai lavori.
Un modo per ribadire i valori che da sempre animano Alberto Masotti: condivisione del sapere, difesa dell’eccellenza, legame con il territorio e una visione al tempo stesso realistica e umanistica dell’imprenditorialità.
A cura della redazione
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